Sono nato nel 1961 a Messina, ma ho sempre vissuto tra Milazzo e le Isole Eolie, luogo d'origine della mia famiglia. La fortuna di vivere in riva al mare, un mare bellissimo e ricchissimo, ha influito in modo decisivo su quello che sarebbe stata la mia futura passione, la pesca subacquea. Devo aggiungere questa scelta è stata stimolata anche dal fatto che mio padre ed i suoi fratelli sono stati dei pionieri della pescasub già dall'immediato dopoguerra e sono cresciuto sentendo i loro racconti, storie di avventure e di pesci incredibili per i giorni nostri... Credo di aver indossato la prima maschera e le prime pinne attorno ai 7 anni e subito dopo ho legato una forchetta rubata in cucina ad un bastone di legno per tentare di prendere, senza successo tranne qualche povero polpo, i tanti pesci che i miei occhi pieni di meraviglia vedevano girarmi intorno. Il primo fucile subacqueo vero, un piccolo fucile a molla di un amico col quale andavo in mare a quel tempo, l'ho usato all'inizio dell'estate del 1972, a 11 anni, seguito alla fine della stessa stagione dal mio primo fucile, un moderno e potente oleopneumatico che mi costringeva ad uscire dall'acqua e puntarlo su una roccia per riuscire a caricarlo, ma che mi aprì orizzonti inaspettati e mi regalò le prime prede importanti. Da allora, col sommarsi di esperienza, tecnica e consapevolezza, è stato un crescendo di grandi gioie e soddisfazioni, di avventure indimenticabili, di infinite emozioni.
L'ambiente in cui ho iniziato a pescare, un mare fatto di fondali rocciosi e di grandi tane, ha indirizzato la mia attenzione verso una sola, obbligata direzione: la cernia. A quel tempo incontrare grosse cernie che nuotavano tra i massi del fondo era una cosa naturale e normale, era facile colpirle in caduta o affacciate dalle loro tane, ma col tempo e col variare dei luoghi di pesca ho imparato a conoscere altri ambienti e quindi ad applicare nuove tecniche di pesca adattandole alle prede presenti. Anche le armi col passare degli anni si sono evolute in base alle tecniche usate ed ai pesci incontrati, passare dalla tana all'aspetto e all'agguato è stata una naturale evoluzione e devo dire, senza voler rinnegare gli anni passati con la torcia in una mano ed il fucile nell'altra, che pescare come pesco oggi, applicando metodi che si basano più sulla mobilità, sull'istinto, sull'astuzia, sulla tecnica, mettendoci più testa e meno muscoli, mi regala soddisfazioni maggiori, prendere una spigola mettendomi al suo stesso livello, la mia intelligenza contro la sua, è alla base della mia personale filosofia, della mia visione della pesca... Come dicevo questa nuova concezione della pescasub ha contribuito col tempo a farmi vedere in modo diverso il fucile che usavo. Meno inutile potenza e più precisione, più lunghezza del fusto e semplicità tecnica, meno meccanica e rischi di guasti, più leggerezza dell'arma e gittata dell'asta, meno rinculo e più brandeggiabilità, il passo dai vecchi fucili ad aria compressa agli arbaletes è stato anch'esso una naturale evoluzione, usare queste armi mi ha aperto nuovi, insospettabili orizzonti. Con i fucili di Ivan Manca penso di aver raggiunto il top delle prestazioni che personalmente ho sempre cercato in un arbalete, un sogno che si materializza nel legno che stringo in mano...
Una delle cose che mi è sempre piaciuto fare, fin da quando ero bambino ed uscendo dall'acqua gridavo a mio padre la gioia di aver preso un polpo, è condividere con gli amici le emozioni provate per una cattura, per aver visto un bel pesce, per aver ammirato un bel fondale. La tecnologia oggi mi ha offerto di poter condividere queste emozioni ad un numero infinito di amici e per questo da quando ho installato sul fucile una videocamera per riprendere le mie catture ho pubblicato su Youtube i video girati, i numeri e le statistiche dicono che il mio canale (il nickname è darioeolie) sia il più visto al mondo per quanto riguarda i video di pescasub, cosa che ad essere sincero mi sorprende piacevolmente ma che non mi interessa più di tanto, come ho detto non sono le statistiche a darmi piacere ma solo il fatto di dividere con altri le emozioni vissute...
La mia passione per il mare ha portato sott'acqua tutta la mia vita ed i miei interessi, non solo quelli sportivi ed il tempo libero. Parallelamente alla pesca, sotto il mare ho sempre scattato fotografie sia per hobby che per sport (sono stato tre volte campione italiano a squadre di cacciafotosub), finite le scuole ho iniziato a scrivere per alcuni giornali del settore e a vendere le mie fotografie subacquee sia a giornali che ad una importante agenzia di foto naturalistiche. Dopo qualche anno di questa attività ho fondato una società di scavi e ricerche archeologiche subacquee, altra mia grande passione, con la quale ho lavorato per circa dieci anni. Finita questa esperienza ho fatto un'altra scelta, lavorando sempre come sommozzatore per un'altra decina di anni in alcuni impianti di acquacoltura offshore. Vedere nuotare meccanicamente dentro una gabbia pesci che in natura sono liberi e felici mi è sempre pesato, anche sapendo che erano pesci ripodotti artificialmente in un laboratorio allo scopo di essere usati come alimento, non è mai stato per me un lavoro piacevole...
Penso di avervi detto tutto o quasi di me, per una persona abituata a stare sott'acqua in silenzio è anche troppo... Ho messo insieme un bel numero di anni, ma sono stati anni passati in riva al mare e il loro lento scorrere è stato sereno. Continuo ad andare a pesca con grande regolarità ed ho la fortuna di aver conservato bene la gambe per pinneggiare, gli occhi per mirare e la mano per tenere saldo il fucile, il dito sul grilletto è più svelto che mai e spero che tutto questo possa continuare ancora a lungo, fino a quando ci saranno pesci da inseguire. So che il mare non smetterà mai di meravigliarmi e di stupirmi...
Dario Lopes
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