3 Giugno 2010: Effetto Tramonto
di Ivan Manca
E’ il 3 di Giugno, il freddo inverno è passato, le giornate sono lunghissime e mi danno la possibilità di uscire a pesca nel pomeriggio. Il sole tramonta quasi alle 21, il tramonto è un orario magico, si possono avere incontri straordinari in quei momenti.
Nei giorni precedenti vi era stata una grande entrata di pesci, soprattutto pesci pelagici come barracuda e pesci serra, erano state catturate all’alba anche grosse spigole, addirittura era stato avvistato un tonno proprio nel sottocosta.
Io avevo pescato dei grossi pesci serra, tra cui uno di cui ancora adesso non riesco a stimarne il peso (sicuramente oltre i 6 kg) che sfortunatamente si era strappato durante il recupero lasciandomi deluso e amareggiato per giorni.
Quel pomeriggio intorno alle 17.00 il mio istinto mi diceva di andare al mare, ero convito che fosse la giornata giusta, che qualcosa sarebbe successo. Il vento era perfetto: S-SW. il mare poco mosso con onda e risacca.
Preparo l’attrezzatura, disdico tutti gli appuntamenti e via verso una zona che dista da me 30km, dove oltretutto abita l’amico Daniele che mi aspettava con la telecamera che avrei utilizzato per filmare le possibili catture.
L’emozione che si prova durante il tempo che trascorre per raggiungere il mare è indescrivibile è come la fuga dalla vita, verso un viaggio immaginario verso un mondo fatto solo di piaceri,
di emozioni, di gioie, si è felici come dei bambini, puri nella loro essenza .
L’asfalto ti corre sotto le gomme dell’auto, strade percorse centinaia di volte ma ogni volta ti sembra la prima volta, stessa enfasi, stessa voglia di arrivare, stessa adrenalina che nel momento in cui si entra in acqua si ferma! Tutto si blocca ! Tutto si appaga e si inizia un nuovo viaggio.
Arrivato da Daniele che abita proprio sulla litoranea, carichiamo la sua attrezzatura e inizio a pensare dove immergerci .
In questo periodo i pesci, quando la giornata è giusta, li trovi in un metro d’acqua è inutile andare profondi, il termoclino li obbliga a scendere a terra ed è li che vanno insidiati, lungo la costa nei posti giusti, agguantando tra le rocce come serpenti, adottando tutta la tecnica e l’esperienza acquisita negli anni
Bisogna crederci però, credere che sia possibile che dei pescioni nuotino su quella batimetria,
e insistere un tuffo dopo l’altro attenti sempre a non farsi sentire muovendosi il meno possibile,
facendosi trasportare dalla corrente e dalle onde, seguendo l’andamento del fondale, integrandosi ad esso: è così che in pochissima acqua riesco a catturare splendidi pesci.
È una pesca che mi affascina tantissimo. Un’altra delle cose importanti è l’attrezzatura: deve essere perfetta bisogna essere zavorrati impeccabilmente per muoversi quasi sempre in orizzontale sia a galla che sott’acqua, le pinne morbide e non troppo lunghe, essenziali in tutto e, soprattutto, un fucile corto, veloce, potente ma senza rinculo, per questo motivo ho progettato e costruito il Mitico FIORETTO de Mare : Il Labrax .
Durante la ricerca del posto dove pescare, chiedo a Daniele dove, secondo lui potevamo scendere, mi risponde di scegliere io, di fare come se lui non ci fosse, di non farmi influenzare dalla sua presenza, di seguire il mio istinto.
E così dopo un breve tragitto decido di ritornare sulla stessa zona di qualche giorno prima dove avevo catturato un grosso serra e avevo visto delle orate e dei barracuda.
“Cavallo vincente non si cambia”, gli rispondo!
Arrivati sul posto, una veloce vestizione, un ultimo controllo alla telecamera montata sul mio fucile, un Labrax 80 quel giorno, e via tutti in acqua.
Subito dopo i primi tuffi mi accorgo che non c’è un grande movimento di pesce, l’acqua è un po’ fredda e non vi è un vero e proprio termoclino .
Provo a fare degli aspetti in 6-7 metri d’acqua ma non vedo nessun pesce, quei pochi saraghetti nuotano più a riva, proprio dove l’acqua è più calda e si forma quella fascia di torbido dovuta alla differenza di temperatura.
Agguato dopo agguato, aspetto dopo aspetto, inizio a entrare in simbiosi con quel fondale così basso e riesco a catturare inizialmente un bel sarago e poi un grosso cefalo che nuotava nel suo branco.
Proprio l’avvistamento di questi cefali mi da la voglia di insistere con decisione: se ci sono loro ci saranno anche i predatori .
Sono ormai le 18,45 l’effetto tramonto comincia a sentirsi.
Preparo un agguato: mi immergo, procedo sott’acqua per almeno 10 m nella direzione individuata, mi fermo, mi apposto, concentrato scruto il circondario, d’un tratto una sagoma affilata si materializza alla mia sinistra mi punta, è veloce, mi raggiunge, è un barrucada, sparo! Lo fulmino! La sua corsa si interrompe, è lì ad un metro da me, fermo, fluttuante.
Due altri barracuda che lo seguivano si bloccano e gli girano intorno non capendo perché il loro compagno si è fermato, la mia mente è ferma, lucida, fredda, quando sparo non mi emoziono, sono freddo e lucido.
Lo afferro lo porto in superficie, lo guardo mi rendo conto che è enorme, maestoso, inquietante, quasi orribile.
Ora posso esultare ora posso dire di averlo preso, è mio! Uno spietato predatore del mediterraneo è stato predato, è la vita, è la natura con le sue regole: pesce piccolo mangia pesce grande.
Sono felice, sorrido, mi emoziono.
Prendo respiro, aggancio l’enorme pesce nel cavetto in cintura, mi impaccia un pò i movimenti quell’enorme massa, ma continuo imperterrito a pescare, ancora è presto per il calasole, ho ancora un’ora e mezzo .
Gli agguati si susseguono, incontro dei saraghi di taglia ma non riesco a sparargli perché troppo scaltri, all’aspetto mi viene anche a trovare un denticiotto, ma lo lascio andare perché non arrivava al kg di peso.
Mi allontano quasi un km dal punto dove sono entrato e ho l’auto, devo tornare contro corrente, sarà faticoso.
Decido di farmi l’ultima insenatura prima di rientrare.
Qui il fondale è quasi piatto ma vi è molta mangianza ed essendo un’ insenatura, i pesciolini sono concentrati al centro.
Individuo due pietroni ravvicinati, scendo tra i due. Pochi secondi dopo lo vedo arrivare da destra, veloce, ma non sulla mia traiettoria, mi passerebbe fuori tiro se non mi sposto .
Mi infilo tra le due pietre occultandomi alla sua vista, gli faccio un richiamo gutturale e stendo il fucile.
“Ora esce!”, penso. “Eccolo!”, è a tre metri dalla punta del Labrax, sparo. Il tiro preciso lo trafigge subito dopo le branchie, accusa il colpo, poi parte .
Punta la superficie lasciandosi dietro un a scia di bolle.
Fermo la fuoriuscita di sagolino dal mulinello, perché avendo la mono aletta non voglio perdere la tensione del filo.
Inizio il recupero, prima viene, appena si avvicina comincia a strattonare .
Devo pensare anche alla ripresa, non posso lasciare il fucile.
Prendo il coltello con la mano destra, ormai è a un metro da me, mi accorgo che l’asta è rientrata nella ferita e l’aletta sta tenendo solo sulla pelle, che anche se è compatta ed elastica non può tenere molto altro tempo .
Mollo tutto e mi lancio su di lui colpendolo al volo con il pugnale in testa.
Lo fermo ! Lo afferro ! L’ho preso! È Mio. Incredibile!
Riprendo fiato le mani mi fanno male per quanto lo stringo per immobilizzarlo, sbroglio il sagolino che mi aveva circondato. Sono soddisfatto , sono contento.
Torno nuotando alla macchina la fatica è tanta ma la felicità non la fa sentire .
All’uscita incontro Daniele che mi guarda stupefatto: “dove li hai trovati?”, mi dice, “sembra una pescata da oceano!”.
Torniamo a casa sua per pesarli. Uno 7kg il secondo 5,5 kg.
Effetto tramonto, tutto può succedere.
Ivan Manca
Dati Cattura :
3 Giugno 2010-
Specie catturata: barracuda mediterraneo peso 7kg +5,5 kg
Tecnica :agguato in acqua bassa
Fucile utilizzato Labrax 80 Giman sub
Riprese e foto con telecamera montata sul fucile
Luogo cattura : costa ovest Salento
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